Recensione
Nessun destino, pur incredibile che
sia, può
ingannare il nostro cuore. Può
distrarre la nostra mente, ma non il nostro
cuore.
Ci sono momenti nella vita in cui se dovessi rappresentare la tua vita su un
piano cartesiano sarebbe la lunga funzione di seno e coseno, che sia alza e
abbassa ma non va mai oltre i valori di 1 e meno 1.
Poi un giorno una funzione esponenziale
attraversa la tua strada , e si spinge veloce e temeraria verso l’alto, e tu?
Tu pensi che il tuo destino sia volare e abbandoni i tuoi valori 1 e meno 1 e la segui,
anzi la insegui, la rincorri, senza sapere esattamente dove andrai, ma del
resto, se non ci provi rimarrai sempre con il dubbio.
Ma la funzione esponenziale continua a
salire , salire, e tu, ad un tratto, non capisci più dove stai andando, e
guardi in basso, e ti mancano 1 e meno 1. E capisci che il tuo mondo è quello.
Cos’è destino? È a questa domanda che
si trova a dover rispondere Carina, scrittrice esordiente, quando sulla sua
strada – in quel momento un po’ accidentata nel rapporto con il fidanzato,
Dario - incontra Filippo, che ha fatto
un lungo viaggio, da Perugia fino a Lecce solo per parlare con lei, solo per
dirle che lei, Carina, nel suo primo libro ha descritto esattamente la storia
di lui.
Straordinario destino, quello che la ha
fatti incrociare una volta, e che li farà incrociare una seconda volta in un
viaggio che farà Carina stessa a Perugia – spinta, incoraggiata, sostenuta,
consolata dalle sue due brillanti e pazze amiche, Anita e Melissa- cercando Filippo, ma in realtà cercando il
suo destino.
Che non è quello straordinario che li ha fatti
incontrare, ma quello che la riporterà a casa, perché in fondo, destino è
quello che scegliamo ogni giorno.
Quello che scegliamo di costruire ogni
giorno accettando l’altro venendogli incontro perché lo amiamo, perché è lui il
nostro destino.
Questo racconta Simona Giorgino nella
sua storia fresca e spumeggiante di emozioni, con stile franco e piano, che cattura
ad ogni pagina perché è la storia tra l’ordinario e lo straordinario che
vorremmo vivere tutti.
Ma lo straordinario non è quella
funzione esponenziale che rompe il quotidiano, lo straordinario è proprio
quell’ordinario fatto di amiche che non la lasciano mai sola, di pazzi motel e
torte all’amarena, di un fidanzato che è disposto a cambiare quando si accorge
di aver sbagliato, lo straordinario è “a due passi da casa la goccia di rugiada sulla spiga di grano”
per dirla con Tagore.
Con Carina camminiamo passo a passo, e
la vediamo crescere , e con lei, cresciamo anche noi lettori. E trovo che
questo sia un gran pregio del libro.
Non è forse anche questo lo scopo della
letteratura?
1)
Cara Simona, raccontaci il tuo approccio con il mondo
dei libri, e le motivazioni che ti hanno spinta a scegliere di scrivere.
Salve a tutti. Be’, io direi che quella di scrivere
non è stata propriamente una scelta, in un certo senso potrei dire che è stata
la scrittura ad aver scelto me, come credo funzioni per ogni scrittore, o per
chiunque abbia una passione o il dono di qualche Arte. Mi ricordo di aver
scoperto questa “passione”, o meglio questa “necessità”, come la definisco di
solito, quando ero piccola. Non è stato qualcosa che ho scelto di fare, non è
stato un percorso che ho scelto di intraprendere, magari fra tanti altri
percorsi. È stato tutto spontaneo e naturale, un giorno – non ricordo neppure
quando, come e perché – ho semplicemente scoperto che mi piaceva scrivere, che
amavo quel magico incontro fra penna e foglio e che non potevo stare un giorno
senza che la mia mano tracciasse con l’inchiostro le mie emozioni e i miei
pensieri e mettesse nero su bianco la mia fantasia.
A parte scrivere, mi piace anche leggere. Penso che le
due attività siano strettamente legate e mi risulta difficile credere che
possano esistere scrittori che non siano anche lettori. Probabilmente sì, ma
senza la lettura, senza il confronto con altri scrittori, con altri stili, con
altri modi di pensare si rimane praticamente fermi nel punto dove si è, non si
progredisce. Invece nella scrittura migliorare è fondamentale, è possibile
farlo con l’esperienza ma anche, appunto, con la lettura.
2)
Ci sono degli autori a cui ti ispiri e dei libri che
preferisci in modo particolare?
Amo diversi autori e ho amato diversi libri, ma non mi
ispiro in particolare a qualcuno di loro quando scrivo. Ogni libro che si
scrive, poi, ha una storia a sé stante, almeno per quanto mi riguarda. Il mio
primo romanzo, “Jeans e cioccolato”, l’ho scritto sulla scia di un anno – il
2010 – passato prevalentemente fra le pagine dei romanzi dell’autrice inglese
Sophie Kinsella, così, anche se il mio libro non si può considerare uno chick
lit, ho cercato in quell’occasione di ricreare un ambiente narrativo sorridente,
divertente e allegro. Il secondo romanzo, “Quel ridicolo pensiero”, ha invece
una storia diversa e nasce sotto intenzioni altrettanto diverse, come quella di
allontanarmi pian pianino – anche se ancora non del tutto – dall’intenzione di
divertire il lettore. Stavolta volevo comunicare qualcosa, sempre sullo sfondo
di una storia avventurosa e positiva, volevo lasciare degli spunti riflessivi,
delle domande.
3)
Scrivere per te è un mestiere? Se per ora non lo è,
vorresti che lo diventasse?
No, scrivere per me non è un mestiere. Non potrebbe
esserlo in nessun modo in questo momento, avendo alle spalle una piccola casa
editrice, non avendo avuto fortune di vario genere, essendo un’autrice
emergente semi-sconosciuta (più sconosciuta che semi :P) e, inoltre, se per
mestiere si intende appunto un’attività che produce introiti, no… per me non è
assolutamente un mestiere! Come dicevo all’inizio, scrivere è innanzitutto una
necessità interiore, è una vera passione, una passione che è nata insieme a me
e insieme me continua a crescere ogni giorno, una passione che mi piace
condividere con gli altri e anche a questo è servita la pubblicazione. Sarei
assolutamente ipocrita se affermassi che non mi piacerebbe vivere di scrittura
un giorno, e infatti non ho nessun motivo di negarlo! Lo vorrei eccome… Ognuno,
credo, è mosso in fondo dalla speranza di poter vivere di quello che gli piace
fare. E a me piace scrivere!
4)
Cosa ami della letteratura classica e cosa della contemporanea?
E a quale delle due ti senti più legata?
Premettendo che mi sento molto più legata e più
propensa al contemporaneo che al classico – e direi che con questo avrei già
risposto alla seconda parte della domanda – credo che la letteratura classica
abbia certamente un fascino intramontabile che spinge fra le sue pagine anche
una come me, moderna e contemporanea in ogni cosa che fa! È giusto andare a
ritroso nel tempo e imparare dai grandi classici, ma è anche giusto leggere e
vivere l’odierno, l’attuale. Ho sentito e letto spesso commenti di gente che
non ama particolarmente la letteratura contemporanea e che suggerisce vivamente
di leggere soltanto i classici. Non sono d’accordo su un concetto così estremo,
perché leggere solo i classici vuol dire, a mio modesto parere, non voler
accettare il mondo in cui viviamo e i valori di oggi, quelli su cui bisogna
lavorare. Inoltre, penso ci siano stati grandissimi autori in passato, autori
che non bisogna trascurare e non tanto per il periodo in cui sono vissuti
quanto per la loro grandezza, appunto, ma penso al tempo stesso che anche oggi
ci siano grandi autori da cui imparare e cui attingere. Ho comunque una certa
preferenza per la narrativa contemporanea, per racconti organizzati intorno a
storie quotidiane, sentimenti di oggi, pagine attraverso cui respirare
l’attualità, viverla, capirla o cercare di capirla, perché è quello il mondo in
cui vivo e ho tanto bisogno di capire il mondo in cui vivo.
5)
Cosa pensi del Mercato Editoriale odierno?
Lo considero il mondo di Mondadori, di Piemme, di
Einaudi, e di tutti gli altri colossi editoriali. Il nome e l’apparenza come al
solito hanno la meglio nel nostro paese. Un mondo quasi sempre inaccessibile.
Poi, qualche gradino più in basso, ci sono i piccoli editori, quelli dai titoli
e dagli autori sconosciuti che fanno di tutto per salire un po’ più in alto.
Qualcuno ci riesce, qualche volta, lasciandosi alle spalle una massa enorme di
esordienti non necessariamente privi di talento quanto invece privi dei mezzi
opportuni. Ho però da dire anche un’altra cosa sul mercato editoriale odierno:
si sta ampliando sempre di più. Esiste ormai un elenco lunghissimo di case
editrici, ognuna con la sua politica editoriale, e molte di loro non sempre
sono mosse dalla passione per i libri quanto da… un altro tipo di passione. Per
questo motivo, è vero che a volte gli esordienti non sono poi dotati di enorme
talento, è brutto da dire ma spesso e volentieri è sufficiente pagare una bella
somma per essere sul mercato. Esiste un sacco di pregiudizio nei confronti
degli esordienti, a volte giustificato altre volte meno, ma pur sempre un
difetto su cui lavorare.
6)
Progetti per il futuro?
È in stesura un terzo romanzo, sebbene proceda molto
più lentamente rispetto ai due precedenti per via dell’università e della
futura laurea. Ho trascorso periodi molto più liberi e spensierati di questo,
in cui mi sono potuta dedicare ai miei scritti con un impegno quasi totale. Non
ho idea di che cosa ne sarà del mio nuovo romanzo, ma certamente ho intenzione
di pubblicare ancora!
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